Con il lancio di “e-Worker” Merlo conferma la propria filosofia imprenditoriale votata alla costante evoluzione tecnologica, da sempre del dna del Marchio. Il Gruppo cuneese nel corso dei suoi 55 anni di attività è stato infatti spesso e volentieri precursore di tendenze che sarebbero poi diventate standard di settore, abbracciate da tutti i principali costruttori operanti nel segmento dei sollevatori telescopici.
Un esempio in tal senso è il lancio nel 1996 dei modelli “Turbofarmer”, i primi sollevatori telescopici espressamente orientati all’agricolo ed equipaggiati con un sollevatore posteriore che ne permetteva a tutti gli effetti l’omologazione come trattore.
L’entrata in scena di tali macchine ha rappresentato per il comparto una vera e propria rivoluzione, che pare destinata a ripetersi, cambiando gli attuali equilibri di mercato, con il debutto a Eima Digital dei nuovi “e-Worker 25.6”. A conferma di ciò, la segnalazione “Eima International 20/21” ricevuta per la trasmissione integrale elettrica che li equipaggia.
Proposti in forma prototipale lo scorso mese di novembre in occasione di Agritechnica 2019, gli “e-Worker” sono mezzi ad alimentazione 100 per cento elettrica, fonte di energia che, in termini di potenza massima equivalente, assicura 60 o 90 cavalli a seconda della versione.
Tali prestazioni sono poi trasferite a terra attraverso una trasmissione integrale, gestita da uno specifico software, che controlla sia le coppie erogate sia i regimi dei motori, gruppi integrati nelle ruote e pilotati per via vettoriale così da garantire su ogni ruota i parametri istantanei funzionali più adatti per far fronte alle diverse condizioni operative.
A beneficiare in primis di tale tecnologia la stabilità di marcia e la costanza della trazione, entrambe assicurate in caso di slittamento di una ruota da una immediata ridistribuzione della coppia sulle altre.
Così configurati, i nuovi “e-Worker 25.5” sono in grado di operare su terreni difficili o in pendenza come un tradizionale sollevatore telescopico, movimentando pesi fino a due mila e 500 chili a quattro metri e 80 centimetri di altezza, a fronte però di consumi e dimensioni simili a quelli di un carrello elevatore industriale.
Entrambi i modelli, indipendentemente dalla taratura di potenza, offrono consumi medi orari che, calcolati sulla base del ciclo standard previsto dalla norma En 16796-1/-4, si attestano a sei kilowattora, in linea con i valori dei carrelli elevatori industriali a due ruote motrici.
A differenza di questi ultimi, però, gli “e-Worker” godono degli stessi plus operativi a disposizione dai sollevatori telescopici Merlo tradizionali, a partire dai sistemi di aggancio e sgancio rapido delle attrezzature, se caratterizzate da interfaccia “Zm1”, a quelli preposti alla sicurezza, ambito che da sempre vede la Casa piemontese ai vertice del settore. Sotto tale aspetto gli e-Worker si propongono come i primi sollevatori telescopici al mondo equipaggiabili, in opzione, con una piattaforma aerea semovente da pulpito.
Maneggevolezza e comfort al top
Compatti e maneggevoli, i nuovi Merlo “e-Worker” sono progettati per operare in ambienti chiusi, quali, per esempio, stalle, depositi e magazzini, pur assicurando prestazione elevate negli spazi aperti, grazie a una velocità massima di 22 chilometri/ora e alla possibilità di trainare rimorchi pesanti fino a sei tonnellate.
Attività, queste ultime, durante le quali gli operatori possono godere della ben nota cabina Merlo, resa ancora più confortevole grazie alla totale assenza di rumorosità e vibrazioni indotte dalla meccanica. Quest’ultima è stata ridotta ai minimi termini con l’eliminazione dei tradizionali gruppi ausiliari dei motori termici, quali, per esempio, alternatori, motorini di avviamento, pompe acqua; e degli impianti di scarico e di emissionamento.
A far da contraltare a tali migliorie ci sono le batterie, elementi dagli ingombri e dai pesi rilevanti, ma caratterizzate da geometrie squadrate e secche che permettono di ottimizzarne i layout, sfruttandole quali zavorre atte a stabilizzare la macchina quando opera su terreni irregolari o con il braccio completamente sfilato. Alla luce di tali riflessioni Merlo ha rinunciato all’uso delle batterie agli ioni di litio per ricorrere a più tradizionali ed economici accumulatori al piombo-acido così da rendere competitive le macchine. in termini di listini e le batterie a livello di ricambi.
Certamente le capacità di “storage” sono inferiori a quelle offerte dagli accumulatori agli ioni di litio e, di fatto, anche le autonomie. Grazie alla possibilità di sostituire rapidamente il pacco batterie, oltre all’autonomia di otto ore garantita, è possibile prevedere lavorazioni più lunghe. Un software proprietario, inoltre, monitora in continuo lo status delle batterie, parametro che viene visualizzato sul terminale di bordo assieme a quelli relativi alle funzionalità della macchina e alle sue condizioni di stabilità.
Merlo “e-Worker”: evoluzione tecnologica